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Brigid Valentine

 

Brigid Valentine, baby with anencephaly

Spero che la nostra esperienza possa dare speranza ad altri genitori che leggono queste storie dopo aver ricevuto la diagnosi. Mi dispiace molto che vi ritroviate qui.

La versione breve della nostra storia è che quando nostra figlia era di 19 settimane le è stata diagnosticata l'anencefalia. Abbiamo deciso per un parto in casa. Mi si sono rotte le acque a 36 settimane e Brigid è nata 11 ore dopo, in casa, senza complicazioni. è vissuta per 3,5 ore, emettendo piccoli gridolini di battaglia durante tutta la sua breve vita. Ha incontrato la sorella maggiore e per tutta la sua vita la abbiamo abbracciata.

La versione lunga:

La nostra prima bimba era nata in casa, e per la seconda avevamo scelto la medesima strada. A 18 settimane avevamo pianificato un'ecografia per lo scopo frivolo di scoprire il sesso. In occasioni simili ti fanno firmare una liberatoria: se l'ecografo rileva qualcosa di anomalo, la visita termina immediatamente, senza che venga spiegato il motivo. Questo perchè non si tratta di un'ecografia a scopo medico.

L'ecografia iniziò alle 14.00 e alle 14.02 venne interrotta. Il tecnico aveva visto qualcosa. Non era autorizzato a dirci cosa.

I giorni successivi li passammo in mezzo a lunghi giri di telefonate e visite per capire quale fosse il problema. Fu durante la terza visita che scoprimmo che la nostra bimba aveva l'exencefalia, precursore dell'anencefalia.

Sapevo cosa fosse l'anencefalia ma non sapevo, ai tempi, che viene considerata incompatibile con la vita. Ricordo che mi stavo domandando di quali operazioni avrebbe avuto bisogno la bimba, quando l'ecografo ci disse che questi bambini, che sotto ogni altro aspetto sono spesso perfetti, semplicemente non sono fatti per questo mondo.

Fu allora che capii.

Il tecnico andò a chiamare il medico e ricordo che dissi a John che non pensavo che Brigid sarebbe sopravvissuta. Il medico confermò le parole del tecnico e specificò che la bimba non avrebbe vissuto a lungo. Poi ci lasciarono soli, a piangere insieme.

Il primo weekend fu durissimo. Mio nipote si sposava quella sera, sabato dovevo partecipare a un altro matrimonio e al compleanno di mio suocero. Non volevamo rattristare nessuno con la nostra notizia, ma non era facile fare finta di niente.
Nel primo momento libero dopo la diagnosi, ricordo che pregai che Brigid nascesse con i capelli rossi. Mio marito e io siamo entrambi rossi, come la nostra primogenita, e questo tratto avrebbe reso Brigid una di noi.

Durante le prime settimane, il mio dolore era intenso.

Non volevo dirlo ad amici e parenti, avevo paura. La gravidanza, che prima era la mia più grande gioia, ora era un'enorme fonte di tristezza. Ero devastata. Per settimane non fui in grado di pensarci o parlarne senza scoppiare a piangere. La famiglia e gli amici fecero di tutto per evitare che ne dovessi parlare se non volevo farlo.

Mio marito, invece, si mise subito in azione. Diede la notizia ai nostri due sacerdoti, acquistò la bara, fece ricerche su cimiteri e pompe funebri, ecc.

Avevamo deciso di organizzare comunque un parto in casa, per tutta una serie di motivi, ma adesso avevo qualche dubbio. Uno dei miei timori era che il travaglio non si avviasse (può capitare nei casi di anencefalia) e che avessi bisogno dell'induzione. I dubbi aumentarono mentre la gravidanza proseguiva. La soluzione dell'hospice prevedeva poi tutta una serie di rigidi requisiti.

Un parto in casa con diagnosi fatale è un caso quasi unico negli Stati Uniti, quindi non avevamo alcun punto fermo.

Mi si ruppero le acque un venerdì, subito dopo il lavoro. Ero a 36 settimane +1. Non riuscivo a crederci. Non eravamo del tutto pronti ma mettemmo insieme tutto il necessario prima che il travaglio entrasse nel vivo.

Quella sera nevicava forte e molti dei professionisti che avrebbero dovuto supportarci venivano da lontano. Ero già nella piscinetta gonfiabile, in pieno travaglio, quando i primi iniziarono ad arrivare.
Sapevamo che John avrebbe eseguito un battesimo di emergenza appena la bimba fosse nata. Quando sentii che il momento stava arrivando mi girai verso John e ci preparammo insieme. La bimba venne al mondo, la sollevai e le inclinai la testolina. John la battezzò rapidamente e io la strinsi tra le braccia.

La nostra ostetrica, Shannon, constatò che il cuore batteva ancora.

Ancora non respirava, nonostante i miei sforzi, e allora credetti che fosse quasi finita. Ma poi, d'improvviso, iniziò a fare respiri affannosi.

Dato che respirava, speravamo di poter avere un po' di tempo con lei. Dalla piscinetta mi spostai sul divano. Durante lo spostamento Brigid emise un piccolo grido di guerra. Quell'urletto rabbioso ci riempì di gioia.

Rimanemmo suo divano per un po', godendoci semplicemente la sua presenza. Questo è il mio ricordo più caro della sua breve vita.

Abbiamo qualche breve video del suo broncio, dei suoi respiri, e di un suo gridolino.

Il prete arrivò e la cresimò (rito che completa il battesimo, come la cresima cattolica). L'ostetrica ci accompagnò a letto.

Brigid giaceva sul mio petto e insieme dormimmo un po'. Continuavo a pensare a quanto la sua pelle fosse soffice. La controllavo spesso e alle 5.30 non riuscii più a svegliarla. John la esaminò e confermò che non c'era più battito.

Brigid venne preparata a casa per il funerale. Non passò neanche un minuto in obitorio: passò direttamente da casa, alla chiesa, al cimitero.
Avevo pregato che avesse i capelli rossi, e li aveva. Ne aveva tanti, più scuri della sorella e più chiari di John.

Lo dicono tutti e sembra un controsenso, ma avere Brigid è stata una benedizione. Le vogliamo bene e ci manca terribilmente.

Ariana

 

 

Ultimo aggiornamento di questa pagina : 15.12.2022